




La tonalità di impianto del brano è quella di sol minore, ma la presenza nel 1° tema dell’intervallo di un semitono, tra il sesto e il settimo grado, ci trasporta nelle atmosfere arcaiche ed evocative del modo dorico.
Il primo movimento si apre in modo misterioso, con tinte in chiaroscuro piene di promesse: un pedale realizzato dagli archi e basato esclusivamente sul primo e sul quinto grado della tonalità a mo’ di bordone. La mancanza del terzo grado (mediante) conferisce al tutto un’aura di mistero e di ambiguità tonale (maggiore o minore?), mentre i contrabbassi realizzano una figurazione ritmica ostinata che richiama curiosamente alla memoria quella utilizzata da Mozart nei momenti più drammatici del Don Giovanni.
In questo clima di attesa interlocutoria compare, quasi come per magia, il tema principale, affidato al clarinetto. Il suono sembra uscire da un vecchio “Music Box”, la prima nota è lunga, dissonante; un ossimoro tra la morbidezza del timbro e l’asprezza della dissonanza tra melodia pedale (settimo grado) . Il tutto non fa che accrescere e rafforzare la tensione e aspettativa. Il tema viene ripetuto tre volte con un continuo crescendo; la terza ripetizione vede l’innesto dell’oboe che si aggiunge suonando un intervallo di terza sopra il clarinetto.

A questo punto fa capolino un secondo tema, ritmicamente vivace è sicuramente interessante dal profilo contrappuntistico: Lord ci costruisce infatti un fugato con gli archi subito spazzato via in modo perentorio dal primo tema.
Compaiono poi anche altri spunti tematici, che verranno sviluppati più tardi nel corso della composizione.

Alla fine della lunga introduzione Lord ci sorprende con un tema estemporaneo (affidato ai legni), apparentemente avulso dal discorso tematico, dotato di un piglio essenzialmente buffo e caratterizzato da una spigliata e vivace vena ritmica e melodica (un episodio che, per quanto estemporaneo, hai il pregio di richiamare alla nostra memoria la scrittura impareggiabile di Sir Malcolm Arnold, al quale la composizione è dedicata).


Ed in questo clima essenzialmente ironico che irrompe, perentorio e poderoso, il gruppo rock, facendo suo il tema principale. Solo a questo punto, dopo aver assimilato il tema principale, già ascoltato in varie e differenziate situazioni timbriche e ritmiche, prendiamo pienamente coscienza della versatilità del materiale tematico scelto da Lord. L’orchestra reagisce e risponde “per le rime” ma la band èormai salita in cattedra e la chitarra elettrica si scatena, improvvisando in modo spettacolare e virtuosistico (degno di un concerto di Paganini).
A far da contraltare un sorprendente episodio solistico (in bilico tra Funk e Soul e affidato all’organo Hammond nelle mani dell’autore).
In un clima di crescente tensione lo scontro tra orchestra e gruppo rock assume contorni epici e si conclude al limite del parossismo.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.