L’organo di Aurigeno: 35 anni fa i restauri

Nell’estate del 1987, ben 35 anni fa, il maestro Livio Vanoni stava ultimando i lavori di restauro (iniziati l’anno prima) dell’organo Mascioni (1884), piccolo gioiello organistico posto nella chiesa di San Bartolomeo ad Aurigeno (Valle Maggia).
Tipico strumento dell’arte organaria italiana nella sua forma più semplice e povera, l’organo della chiesa di San Bartolomeo è opera dei bisavoli della famiglia Mascioni (artigiani organari di lunga tradizione, costruttori dell’organo di Magadino) che lo consegnarono alla parrocchia di Aurigeno nel 1884 (costo complessivo dell’opera, come riportato dai registri parrocchiali, oltre 2000 Fr.).
Anche qui, come in altri casi, siamo confrontati con una sorta di “ex voto sonoro”, lasciato a testimonianza di una storia di emigrazione andata a buon fine (considerando le contingenze dell’epoca è abbastanza improbabile che lo strumento abbia potuto essere interamente finanziato con fondi di provenienza autoctona). Il racconto insomma di un ritorno a casa (temporaneo o definitivo…non è dato di sapere), dopo una laboriosa e sfibrante stagione trascorsa a “sgamelare” chissà dove (Parigi, Roma o oltremare?).
A questo punto non possiamo esimerci dal chiederci che cosa avranno pensato questi “nouveaux Parisiens” posti al cospetto del piccolo organo valmaggese, dopo aver magari già sperimentato in Francia l’esperienza “époustouflante” dell’ascolto di qualche gigantesco strumento sinfonico; come quelli di Aristide Cavaillé-Coll, che, piccola chicca storica, terminò il monumentale strumento di St. Etienne a Caen nel 1885, quando quello di Aurigeno non aveva che un anno di vita.
Ma torniamo alla nostra storia.
Nel corso del primo intervento (estate 1986), lo smontaggio totale dell’organo e i lavori di riparazione, pulizia e reintonazione del materiale fonico presente all’interno dello strumento ci consentirono di riscontrare l’assenza di alcune canne, probabilmente asportate in epoca remota. Passata l’iniziale sorpresa, fu immediatamente evidente come un’eventuale rinuncia alla ricostruzione delle canne mancanti e alla conseguente loro integrazione nell’amalgama sonora del materiale fonico storico, avrebbe impoverito bruscamente la fase di rinascita dello strumento, lasciandolo incompiuto e riconsegnandolo alla Parrocchia e alla popolazione in uno stato ben lontano dal suo antico splendore.
Galvanizzati però dalla spinta propulsiva che l’allora sindaco di Aurigeno Willy Arnold (sostenitore entusiasta, competente e appassionato) i responsabili operativi del progetto aderirono a questa inaspettata “seconda fase”, fermamente convinti e determinati nel cogliere un’opportunità storica.
Così oggi, dopo 35 anni, l’organo è in buona salute e continua il suo fedele e “umile” servizio.
La nobiltà e la sublime e gargantuesca opulenza dei Giganti che fanno tremare le grandi cattedrali non gli appartengono…e come tutte le cose semplici ha poche pretese…ma è grato a chi, nel tempo, l’ha fatto risuonare sotto le volte affrescate dal Vanoni…sempre in attesa di qualcuno che ne accarezzi sommessamente la tastiera, un po’ scombinata, disincagliando orizzonti di bellezza sonora che sanno di serenità…e profumano di semplicità…