Jan Hammer

Un’opera complessa, crepuscolare, stralunata, visionaria; un’Allegoria della Genesi nella quale si preconizzano ossimorici vaticinii apocalittici. Segno che luce e tenebre, bene e male, yin e yang, vita e morte non sono mai distinte da una linea invalicabile ma al contrario si contaminano, si fecondano vicendevolmente nel caleidoscopio perfetto dell’universo.

Singolar tenzone senza più complessi…
A questo punto anche i due lettori di questi miei contributi, pur senza essere addetti ai lavori, si saranno resi conto della portata rivoluzionaria che il MiniMoog ha avuto nell’ evoluzione del ruolo del tastierista. Finalmente anche l’uomo dei tasti poteva disporre di uno strumento potente, aggressivo ed espressivo in grado di contrastare in modo dialettico lo strapotere dei chitarristi. Il MiniMoog era però ancora vincolato al seggiolino che relegava l’esecutore nel suo ruolo statico. Jan Hammer, George Duke e Herbie Hancok si rivolsero allora a Bob Moog chiedendogli di elaborare una soluzione che liberasse fisicamente il tastierista, consentendogli di assurgere allo statuto di vero e proprio Leader e Front Man, non solo dal profilo della sonorità ma anche da quello scenico. Nacque così, dopo aver sperimentato vari prototipi, il Moog Liberation (chiamato anche Keytar) che consentiva di pilotare il MiniMoog con un’interfaccia che fosse maneggiabile e versatile quanto una chitarra elettrica. Oggi l’idea è stata ripresa da vari produttori. Jan Hammer oggi utilizza un Keytar prodotto dalla Lync Sistems su sue indicazioni (Jan Hammer Signature Series Keytar). Il duello fra Al Di Meola e Jan Hammer diventava Epico…come quello di Lacillotto e il Cavaliere Nero…